

Il cheratocono può essere curato tramite Cross Linking, la cui pratica mira a rendere più resistente la cornea. Questo intervento è dunque un intervento che rafforza la cornea, determinando la formazione di legami più numerosi tra le fibre di collagene che la costituiscono. Un po’ come se, volendo rafforzare una casa, si legassero tra di loro i pilastri per rendere la struttura della casa più resistente.
Partiamo però dalla definizione di cheratocono: essa è una malattia molto diffusa in cui la cornea si assottiglia e si deforma con il tempo portando ad una progressiva perdita della vista. Il cheratocono è dovuto ad una fragilità genetica delle molecole di collagene che compongono la cornea e a traumatismi ripetuti che deformano una cornea già in partenza più fragile. Grazie al progresso nella ricerca, oggi questa malattia si può curare con diversi interventi non invasivi.
Sfregarsi gli occhi acuisce il cheratocono: il trattamento conservativo
Una strategia di cura del cheratocono, che evita in molti casi il ricorso a qualsiasi intervento, è quella di ridurre i traumatismi ripetuti sulla cornea. Questo consiste per
Il Dott. Badalà, esperto di Micro Chirurgia del Cheratocono, intervistato sull’argomento dal Journal of Cataract and Refractive Surgery, conferma come sia opportuno modificare le abitudini di vita errate prima di sottoporsi ad un intervento per la cura del cheratocono, mettendo in pratica un vero e proprio trattamento conservativo:
“Spesso può bastare modificare errate abitudini di vita per assistere ad un arresto nella progressione del cheratocono o addirittura ad un miglioramento della malattia e della vista”
Cross Linking Cheratocono: Quando e Perchè?
Quando il trattamento conservativo non è da solo sufficiente a garantire un buon risultato, e solo allora, ha senso sottoporsi ad un intervento. Come anticipato, oggi esistono diversi interventi mini invasivi per il cheratocono.
Il Cross Linking è uno di questi interventi, tuttavia oggi viene spesso suggerito come la soluzione per tutti i pazienti con cheratocono. Non è cosi purtroppo. Quando il Cheratocono è avanzato e la vista è compromessa, il Cross Linking non è più utile. I candidati ideali per il Cross Linking sono quindi da ritrovarsi tra coloro che presentano il cheratocono in fase iniziale e che non sono riusciti ad evitarne la progressione, nonostante abbiano posto in essere i trattamenti conservativi che hanno comportato un cambiamento delle proprie abitudini di vita.
Cross Linking Cheratocono: Come?
Il Cross Linking si svolge in due fasi: una prima fase in cui una molecola, che di solito è la riboflavina, viene fatta penetrare all’interno della cornea e una seconda fase in cui la cornea viene irraggiata con una sorgente di luce ultravioletta. Nella cornea imbibita di riboflavina la luce ultravioletta produce la formazione di legami tra le fibre collagene, rendendo la cornea più resistente.
A seconda della riboflavina, della sorgente luminosa e dei tempi di esposizione, si hanno differenze anche molto importanti nel tipo di Cross Linking che viene eseguito.
Il risultato di questo trattamento si osserva dopo alcuni mesi; di solito l’effetto più importante si osserva tra uno e due anni dopo l’intervento di Cross Linking.
“E’ buona norma affidarsi a centri specializzati nella cura del cheratocono. Centri che sappiano offrire tutte le alternative di trattamento attualmente disponibili per poter scegliere insieme allo specialista di fiducia la strategia migliore” conclude nella sua intervista il Dott. Badalà.
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