La retina artificiale di cui si è sentito parlare in questi giorni sui giornali si chiama Alpha AMS. E’ prodotta da una azienda tedesca, la Retinal Implant AG.
Si tratta di un microchip, simile a quello di una macchina fotografica digitale, impiantato sotto la retina.
Ad oggi ne sarebbero stati impiantati circa 20 nel mondo.
L’utilizzo di questo tipo di retina artificiale è limitato a pazienti affetti da retinite pigmentosa che abbiano completamente perso la vista, cioè che non percepiscano piu neanche la luce o che abbiano una debole percezione della stessa.
La retina artificiale Alpha AMS funziona così: il microchip si impianta sotto la retina e rimpiazzerebbe la funzione dei fotorecettori (coni e bastoncelli) danneggiati.
In condizioni normali riusciamo a vedere perchè gli oggetti riflettono la luce che, entrando nell’occhio, attiva i fotorecettori. Questi producono un segnale elettrico che attraverso il nervo ottico raggiunge il cervello.
Quando i fotorecettori fossero rovinati da una malattia come la retinite pigmentosa l’impianto di questo microchip può in parte rimpiazzare la loro funzione. Quando il microchip viene colpito dalla luce produce un segnale elettrico che sostituisce quello prodotto dai fotorecettori danneggiati.
Il microchip impiantato sotto la retina ha bisogno di una fonte di energia esterna per poter funzionare. Per questo motivo viene impiantato dietro l’orecchio sotto la cute, un ricevitore che è collegato al microchip con un cavo di ceramica e viene poi ricaricato mediante una unità esterna.
Il massimo di vista che si può ottenere con questo modello di retina artificiale è di 0.07 che equivale a circa il 7% di quello che vede un occhio normale con un campo visivo ridotto a circa 13 gradi. Inoltre manca la percezione dei colori. Il paziente vedrebbe in bianco e nero secondo quanto afferma la Retinal Implant AG casa produttrice del dispositivo.
Oggi l’unica indicazione all’utilizzo di questo modello di retina artificiale è la Retinite Pigmentosa nei casi in cui non siano presenti altre malattie oculari ed il paziente sia riuscito a sviluppare una vista significativa in giovane età. I pazienti che possono considerare questo tipo di intervento sono solo quelli che non percepiscono neanche la luce oppure hanno una debole percezione della luce. Se la vista è migliore non conviene prendere in considerazione questo tipo di intervento.
La retina Artificiale Alpha AMS non può essere utilizzata nei casi di riduzione della vista conseguenza di queste malattie:
Maggiori informazioni su: https://www.retina-implant.de/en/implant/ri-alpha-ams/
Esiste un altro modello di retina artificiale chiamato Argus II retinal Implant sviluppato dalla società americana Second Sight che si basa sullo stesso principio, tuttavia richiede un armamentario esterno più complesso. In questo caso l’esperienza è più vasta con ben 39 casi impiantati in Italia.
Il paziente indossa degli occhiali sui quali si trova una telecamera che recepisce il segnale luminoso degli oggetti e, successivamente, trasferisce in modalità wireless un segnale elettrico ad un insieme di elettrodi collocati a livello retinico.
Maggiori informazioni su http://www.secondsight.com/system-overview-en.html
La retina artificiale rappresenta ad oggi una grande speranza per i pazienti affetti da retinite pigmentosa che abbiano completamente perso la vista, tuttavia sussistono ad oggi importanti criticità non ancora risolte dall’avanzamento della tecnologia.
Questi dispositivi posti all’interno dell’occhio hanno bisogno di una sorgente di energia e questo richiede un collegamento tra l’interno dell’occhio e l’esterno perche il microchip possa funzionare. Questo purtroppo si associa ad un elevato rischio di infezione all’interno dell’occhio con un conseguente rischio di perdita dell’occhio stesso piuttosto elevato nel tempo. Studi sono attualmente in corso per sfruttare l’energia prodotta dai movimenti dell’occhio ed in questo modo eliminare la sorgente di energia esterna.
La risoluzione dell’immagine fornita dai modelli di retina artificiale attualmente disponibili, la Retinal Implant Alpha AMS e Argus II Retinal Implant, è piuttosto ridotta e quindi l’uso risulta ad oggi limitato a casi molto selezionati. A questo si associa il costo assai elevato di questi dispositivi che limita ulteriormente il loro utilizzo.
Siamo all’inizio di un cammino promettente, così come quando il primo computer venne inaugurato. Speriamo che il veloce avanzamento della tecnica possa portare a dispositivi più performanti e sicuri.
Inoltre, nel trattamento della retinite pigmentosa, ci sono speranze legate all’utilizzo delle cellule staminali e dall’utilizzo della terapia genica (Luxturna – Spark Therapeutics) per arrestare la progressione della malattia.
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